2 medio


Ecco. Ecco il punto, penserete, adesso che il fischio si è fatto più forte, una specie di sibilo baritonale, ma fragoroso (però quanti ne senti sotto le coffe e i fumaioli)... ecco, direte voi, adesso ci spiega finalmente la sua storia, e intanto non potete fare a meno di sterzare l'occhio in direzione nebbia, laggiù, oltre i pomelli e i corrimano luccicanti del ponte di passeggio, laggiù, guardate (lo so che state già guardando), dove la coltre sfuma rapidamente, pardon, dove la coltre si dirada... insomma, là, quel capitale oscuro di materia architettonica che scende dall'isola verso un mare stracolmo di ostriche e si fa porto, molo, ormeggio, un'infilata di pontili macilenti... l'attracco, evviva, la terra-terra: Nuova York. E tutti giù a sospirare. La storia, dicevamo. La questione della verità. Chi sono, donde vengo e dove vado. Benone. Je suis Monsieur Noël Carmignac Des Oiseaux, attore fallito, seduttore per sorte, gigolò per mestiere, et enfin: travestito per necessità. Non che questo debba nuocere all'onore dei Des Oiseaux, se mai ce ne furono in terra di Francia... la faccenda del travestimento, intendo, e figuriamoci se m'importa un qualche soldo dei Carmignac (che d'altronde, quanto nom de plume, è piuttosto ben congegnato): fingermi uomo è diventato imperativo quando il clima, a Parigi, si è fatto soffocante. Tutti quei giovanotti americani, con le tasche piene d'ideali e traveller's cheque, vomitati dalle corriere in Place de la Contrescarpe, ognuno col suo demone appollaiato sul colletto della camicia, più o meno gualcita secondo che l'usura fosse causata dal whisky o dall'eau-de-vie: pazzi per le donne, per le feste, per le corride, per il fetore delle strade. Che dis-gu-sto. Io che sono semiastemia, semiaffermata, semilesbica. Così un giorno ti arriva il ragazzone dell'Illinois in odore di notorietà (aveva scritto qualche articolo per una rivista canadese) e mi fa: «Claudine [è il mio nome], voglio portarti a Pamplona», e mentre lo dice io realizzo che vuole davvero portarmi a Pamplona (che non saprei nemmeno dov'è, se mia nonna Firmina non m'avesse raccontato la storia del santo) e che io non voglio assolutamente seguirlo a Pamplona, sicché il ragazzone dell'Illinois prende e mi molla una sberla, e poi sbotta: «Ma io ti amo!», e mentre lo dice continua a guardarsi la mano con cui mi ha appena slogato la mandibola, e io ho questa mandibola che mi duole, ma davvero mi duole, così gli rispondo che non andrò mai a Pamplona, soprattutto con la mandibola in quello stato, e lui allora molla un'altra sberla, e questa volta a farne le spese è l'occhio. E certo, come dice il detto, anche l'occhio vuole la sua parte, ma dopo le mie ripetute proteste e la settima sberla, che quasi mi lascia sorda dal lato destro, io sarei pronta ad andare a Pamplona con lui, anche se si chiama Hemingway (un nome quasi imbarazzante da articolare per noi francesi, che ancora non abbiamo deciso come si pronuncia Museé d'Orsay) e beve molto e suda molto e tira queste sventole che ti tramortiscono. Senonché lui si dichiara pentito (è il suo "momento di lucidità"), si scusa e se ne va, lasciandomi pesta davanti alle vetrine in mezzo alla Cardinal Lemoine. E così – per la momentanea aberrazione estetica – si chiude la mia carriera di attrice, pas de problème mes amis, e comincia quella di vendicatrice... Rivoltare la frittata, invertire il percorso. Andrà la sottoscritta in America, per fargliela vedere! Mentre loro, i bellimbusti azzimati, i romanzieri del piffero, vengono qui a Parigi a far strage di cocottes tra momentanee aberrazioni estetiche, io – l'attricetta, l'umiliata Claudine, la piccola vedette del Café des Amateurs – mi trasferisco a Manhattan a caccia di casalinghe cotonate. Direte che farmi uomo per andare con le donne è una rivalsa contro gli uomini, ma dopotutto equivale al martirio di me stessa. Si lavora duro sul corpo, come a teatro. Immaginate quale dedizione per produrre una scoreggia dalle sonorità mascoline. L'ardua fatica in cui si compromette una fisiologia al solo scopo di incrementare la sudorazione. Ore di allenamento per riuscire a emettere un rutto soddisfacente... Figuratevi quanto è avvilente imparare a menadito il Galateo soltanto per rovesciarne gli assiomi. Provate a rappresentarvi il maestoso sacrificio delle ghiandole salivari impegnate nella concrezione di uno sputo da campionato del mondo. Terribile, non trovate? Il corpo rischia di andare in pezzi. Eppure ce l'ho fatta. Ma vedo che mi compatite. E allora non proverò nemmeno a spiegarvi lo sforzo mostruoso di  simulare un pisello...

 

To be continued

Fabrizio Patriarca