Luke perì. L’estremo brivido di adultescenza – nostalgia e horror vacui – per l’immagine intonsa dal tempo di un James Dean 2.0, strizzato e basettone, e che adesso dilaga come è giusto tra grumi di social, preferibilmente nella versione shippatissima con Shannen Doherty braccia al collo, de consolatione koala: il paio che richiama, un po’ troppo, Luke Skywalker e il maestro Yoda che corrono avvinghiati lungo le vie della Forza, giù nelle paludi del sistema Dagobah.

E insomma l’icona allampanata che fu, come si conveniva all’estetica montante in quel primo scorcio di anni novanta – almeno stando alla matrice “a togliere” di un maledettismo non tossico (ma patinato alquanto, corrusco, trafilato al bronzo) che si opponeva al Jason Priestley in odor di paffutaggine ovvero al truzzo palestra&birra Ziering, già allora inghiottibile dalle clementi aporie di uno Sharknado.

E dunque inquieta icona, il nostro Dylan McKay, iclona – sia detto senza ironia – perché i cloni hanno i telomeri corti, vivono e splendono meno (pur sempre nell’inversione concessa al mito di riferimento: il Dean de cuius morto a ventiquattro anni), e poi permettetemi, icona forse dal sapore transitorio già nei suoi anni, che però sapeva ammiccare molto consapevole dal posterone-lato-finestra quando per avventura noi diciottenni riuscivamo a introdurci nelle stanzette di amene liceali, saggiamente rassegnate a barattare il pomeriggio con una nemmeno vaga somiglianza tra noialtri e l’idolo appeso con bardatura di stelline e autografo serigrafato e sorriso ecumenico, quello retrattile del rubacuori doc: pertanto là, in quel calendario di cloni sempre più deperibili, dovevamo credere potesse risolversi la nostra teen-age, e invece si trattava di finale provvisorio, di un destino messo tra parentesi, manomesso dalle ipotesi a venire, cioè pronto a ripetersi, avanti, di decennio in decennio, nel clamore di una California che si scopriva ondosa solamente nella prima puntata, i triangoli sentimentali sempre più scaleni e un retrogusto analcolico di Peach Pit, vai che sei ancora adolescente, vai che ce la fai a rincorrere i ricorsi, vai ancora con Beverly Hills, vai col reboot.