5 aprile 2017

La giornata alla Children’s Book Fair di Bologna inizia per me alla stazione di Pesaro, quando vedo spuntare tutte sorridenti tre studentesse del mio corso al quinto anno di Scienze della Formazione: un altro gruppo partirà in macchina da Urbino e altre prenderanno il regionale successivo: metà del senso di questa giornata è messo a frutto, per quel che mi riguarda.
L’altra metà inizia appena varcata l’entrata della fiera: riconosco di rosso vestita Cristina Petit, la chiamo, ci abbracciamo, e il rito della presentazione alle ragazze della maestra piccola (titolo del blog di Cristina e del libro che ne è stato tratto per Castoro edizioni) è consumato.

All’Authors Café si parla di Premio strega Ragazze e Ragazzi, ci sono Romano Montroni del Centro per il Libro e la Lettura, Giovanni Solimine della Fondazione Bellonci, Elena Pascoli della Children’s Book Fair, e sembra proprio che il premio abbia avuto un impatto superiore quest’anno, ma i media, televisione per prima, non se lo filano neanche di striscio e questo è un bel guaio e porta alla domanda: quanta ipocrisia c’è intorno al libro e all’attività del leggere? In Italia la politica dice che la lettura è un valore, ma non fa nulla perché il libro entri concretamente nella vita dei cittadini. Poi apprendo che in paesi come Germania e Scandinavia, la lettura a voce alta è praticata e insegnata alle famiglie, in ospedale, dal primo giorno di vita dei bambini, e che neonati e famiglie vengono seguiti anche a casa da esperti di lettura a voce alta.
Pura fantascienza per una mamma italiana come me.

Abbastanza depressa da questo viaggio interstellare, non ho la forza di spostarmi dall’Authors Café, e in meno di dieci minuti le poltrone vengono occupate da Fabio Geda, Nadia Terranova e Carola Susani che presentano i Piccoli maestri.
Nati nel 2012 da una idea della Stancanelli, oggi sono circa 100 gli scrittori che entrano come volontari nelle scuole di ogni grado per parlare delle proprie letture preferite. Ho già detto altrove cosa penso di esperienze come questa, per farla breve: intercettano un bisogno che dovrebbe essere risolto dentro il sistema scuola, affidandosi a chi la scuola la fa e la vive ogni giorno, non a margine di esso; è Geda a parlarne, sottolineando come sarebbe a questo punto necessaria una collaborazione formativa con gli insegnanti.

Basta parole dette, mi immergo finalmente nelle parole stampate e mi fermo alla Gallucci dove troneggia il sempre meraviglioso Barbaro di Moriconi e dove mi lascio avvicinare da Storie di parole di Giuseppe Pittàno e Rosanna Bonafede (disegni di Alessandro Sanna). Lo apro a caso e capito sulla F di faro e di fata, chiaro segno che sono al posto giusto nel momento giusto (senza il faro sul San Bartolo non sarei quella che sono e sulla fata ho scritto una storia che avrebbe dovuto continuare e che invece è morta lì): questo libro di sentieri etimologici può trasformarsi in una miriade di spunti per lavorare a scuola e Sanna è un maestro: rimangono per me indimenticabili i suoi acquerelli per Poesie di Ghiaccio di Vivian Lamarque (nella collana pesci d’argento di Einaudi Ragazzi), uno dei libri più belli di sempre.

 

la strada in salita per la scandinavia fata

 

Alla Giunti sfoglio Il primo libro non si scorda mai di Carla Ida Salviati, ultimo nato della collana Album d’infanzia voluta da Beatrice Fini, e mi sembra proprio un bel libro, chiedo se posso acquistarlo, ma al solito i grandi gruppi non vendono, mi dicono di cercarlo al Book shop - vorrei anche quello di Grazia Gotti, Ne ho vedute tante da raccontar, me li segno tutti e due.

Un passaggio alle Edizioni San Paolo e foto di rito a Il sole tra le dita Finalista premio Andersen 2017 (nella categoria più 15) dell’amico scrittore Gabriele Clima che incontro poi allo stand della Coccinella, dove è consulente editoriale, e mi racconta che ha appena saputo da sua moglie che il libro è stato inserito nella lista Ibby dei migliori 50 libri del 2017 sulla disabilità. Una persona squisita e un grande scrittore, Gabriele, però, come dico sempre: fortuna le mogli.

 

la strada in salita per la scandinavia sole

 

Passo allo stand di Valentina Edizioni, piccola casa editrice che ammiro ogni anno di più, e mi fermo davanti a file e file di Luca Novelli: Ciao sono Gea, Ciao sono Tempo, Ciao sono Robot, e però mi chiama senza riserve Ciao cono zero: capitolo quattro: un mirabile egizio sta sbuffando nell’atto di trascrivere il numero centoventitré in geroglifici. Come non capirlo.
Lungo il corridoio tra stand e vetrate sono fulminata da un’improvvisa apparizione: Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori. Non posso che fermarmi per un minuto di religioso silenzio davanti al Quesito del momento. Libro coraggioso ed efficace scritto per tutti, o libro dai contenuti banali e dallo stile complicato scritto solo per femmine?
Quello che vi posso dire per certo, che abbia o meno qualche rilevanza, è che ha avuto un grandissimo successo e che non l’ho comprato.

 

la strada in salita per la scandinavia bambine

 

Allo stand dell’Accademia Drosselmeier, acquisto una copia de “l’Indice dei libri per ragazzi” curata dall’Accademia e uscita proprio in occasione della Fiera: me ne parla Enrica Colavero, blogger per Youkid, che collabora con la Drosselmeier.
Sfoglio l’Indice e mi fermo a Il primo esploratore di una terra mai visitata di Beatrice Masini, che inizia così:

“Un classico per un bambino è una strada in salita. Vero? In teoria sì: la lunghezza, la lingua, la lentezza, il mondo che racconta, la distanza, le traduzioni impolverate, e avanti così. Ci sono un sacco di buone ragioni per non far leggere un classico a un bambino. E ce ne sono altrettante per farglielo leggere: la lunghezza, la lingua, la lentezza, il mondo che racconta, la distanza”.

Adoro Beatrice Masini e questo Indice è da leggere tutto.

Passo davanti allo stand del MoMa e scopro The Great New York Subway Map, un libro interamente illustrato da Emiliano Ponzi che racconta la storia di come Massimo Vignelli usò il design grafico per creare la mappa della metropolitana di New York perché fosse comprensibile anche ai non residenti.  Il Museo d’Arte Moderna ha acquistato il diagramma originale del 1972, e celebra il lavoro pionieristico di information design di Vignelli.

 

la strada in salita per la scandinavia ponzi

 

Questo senso di globale progettazione visiva della città di New York, mi rimane in qualche modo attaccato, mentre passo attraverso le meraviglie storiche del pop-up, in mostra alla Fiera: una deliziosa casa di campagna con bambini e animali del cecoslovacco Kubasta che iniziò con Cappuccetto Rosso, nel 1956, la serie pop-up delle storie classiche che raggiunse i 27 titoli; un Mickey Mouse del 1933; una edizione di Pinocchio del 1932 - la balena ha la bocca spalancata e lì dentro passeggiano Geppetto e il burattino tenendosi per mano.
Un’altra fermata è d’obbligo allo stand interamente dedicato al grande Quentin Blake che ha trasformato insieme a un piccolo studio di animazione il suo libro Clown in un cartone animato musicale. Per la realizzazione definitiva di Clown Thrown away, è stata lanciata una campagna di raccolta fondi su Kickstarter (se volete sostenerla potete andare su www.piccoloclown.it).

Poi Edizioni Equilibri, Il Castoro, Terre di Mezzo, Settenove, Chartusia (che ha festeggiato trent’anni di attività), Orecchio Acerbo, un saluto alla stupenda Giuliana Fanti di Edizioni Corsare, un passaggio alla sempre affollatissima Topipittori, dove riconosco appeso l’albo scritto da Antonella Capetti, maestra e blogger di Apedario, Che bello!, libro che ho usato con i ragazzi per il che polivalente del titolo.
Allo stand della Feltrinelli un tributo dovuto a uno dei libri più necessari degli ultimi anni: Immagina di essere in guerra di Janne Teller, libro-passaporto che trasforma il lettore in un rifugiato di guerra: cosa fai se la tua casa è in macerie e non è rimasto nulla del mondo che conoscevi?
Tra manuali e saggi vedo l’ultimo libro di Massimo Birattari, di cui ho saccheggiato Italiano. Corso di sopravvivenza (Ponte alle Grazie, 2010): Come si fa il tema?
“La consapevolezza linguistica e stilistica è tutto. E la si ottiene solo leggendo”.
Apprezzo il lavoro di Birattari, e anche il suo obiettivo: spingere ogni lettore (ogni studente) a scoprire la propria voce.
Questo mi fa ripensare al libro della Salviati che vorrei acquistare, e torno verso l’entrata. A ridosso della Mostra Internazionale degli illustratori, vedo la scritta Book Shop, ma sono lontani i tempi della libreria internazionale, una gigantesca distesa di tutti i libri visti agli stand di tutti gli editori presenti in fiera, una ubriacatura mostruosa che  ricordo ancora con struggente nostalgia: questo più che altro è un buc shop, trovo solo il titolo della Salviati, niente Grazia Gotti (beh, sì, lei è già seduta al Illustrators Café perché tra pochi minuti inizia la premiazione dello Strega, ha una maglia a righe e prima della fine di tutto la sentirò lanciare un urlo, a mo’ di indiana).
Alla cassa chiedo se magari il titolo della Gotti mi è sfuggito, la ragazza mi risponde che no, non c’è, la scelta dei libri è tematica, e comunque, aggiunge, posso trovarlo in libreria (casomai mi venisse voglia di andarlo a chiedere in ferramenta, credo).

Prima di sentire la Lipperini che presenta i candidati e annuncia i vincitori, faccio un giro per le teche che ospitano i lavori degli illustratori che hanno partecipato alla mostra, sono opere sorprendenti, rimango più a lungo davanti al textile collage della russa Olga Ezova-Denisova e poi davanti a un mirabile acquerello in bianco e nero, un condominio con le sue tante vite incastrate dentro - non ricordo l’autore ahimè - ma ecco che annunciano i vincitori del Premio, mi avvicino al bancone a ridosso del café per prendere il pacchetto di segnalibri dedicati ai finalisti.
Vince Muschio di David Cirici (si pronuncia Sirisì) del Castoro per la categoria 6-10 e L’estate che conobbi il Che di Luigi Garlando della Rizzoli, per la categoria 11-15.
Applausi, baci e abbracci, e niente televisione nazionale.

Mi avvio alla fermata dell’autobus che mi riporta in stazione, e quando sono sui binari mi chiama un’amica romana, vorrebbe le raccontassi la fiera e beh, cara mia, che vuoi che ti dica, per prima cosa vediamo di nascere in Scandinavia, la prossima volta.

Federica Campi Sono nata a Pesaro nel 1974. Sono autrice di una raccolta di racconti, tre libri per bambini e una storia su un re un po' strano che si chiama Arcifungadue, la trovate su Yuri la rivista. Quasi ogni giorno leggo storie ai bambini e ai ragazzi. Studio e lavoro per la costruzione della loro lingua individuale.