«L’editore ha insistito perché l’autore tornasse a togliere storture ed errori. L’autore ha rifiutato di farlo con l’ostinazione spavalda di chi ha davanti una vita […] Così il romanzo è rimasto tale e quale era nato e oggi si pubblica: frutto dolorosamente di un grande talento».

Così l’editore Neri Pozza, nell’Avvertenza alla prima edizione de Il ragazzo morto e le comete: 1951, Goffredo Parise nuovo enfant prodige delle nostre lettere; l’editoria, di tanto in tanto, ancora terreno di schermaglie tra gentiluomini d’intelletto.
Non è più così, dicono. Così come? Ma… dai, insomma, così.
All’editor che annunciava di aver agganciato Cesare Segre per la prefazione di un libro, l’editore per il quale ho a lungo lavorato rispose: «Chi è Cesare Segre?».
Quindi no, non è più così da diversi anni.
Non era più così da prima ancora che nel 2012 nascesse WestEgg, tornasse alla ribalta la discussione sugli editor, i blog tramontassero fagocitati da Facebook, il selfpublishing apparisse come la terra promessa, gli agenti girassero per le fiere ignari che quello che avevano in mano sarebbe stato l’ultimo BlackBerry della loro vita. Non era più così già prima del primo Kindle, della mania della graphic novel (sarebbero i fumetti), dello storytelling (sarebbe cantarsela e suonarsela), degli showrunners (sarebbero gli showrunners), prima che nelle riunioni e alle feste si parlasse più di serie tv che di libri (ma la domanda era già: l’editoria è cambiata perché non ci sono più certi autori, o certi autori non ci sono più perché è cambiata l’editoria?).

Finita l’era di Twilight, si approssimava quella del repechage; il crepuscolo lasciava il posto a una notte rischiarata da poche, isolate stelle: Stoner e Mrs Bridge, Elizabeth Strout e Kent Haruf, e Allan Gurganus e Lucia Berlin. Un tentativo meno fortunato per riportare in vita quel geniaccio di Delmore Schwartz. Uno indubbiamente più riuscito per Nino Frassica. Semi-classici-semi-dimenticati. E racconti, una nuova attenzione per i racconti, o forse era solo una posa editoriale, una balla insomma, nonostante il Nobel alla Munro. Se è così, peccato. E i piccoli, una nuova attenzione per i piccoli editori, allo Strega e non solo, o forse… idem come sopra.
Non è più così, l’editoria. Ma così come?
Qualcosa di più simile a una faccenda personale, forse. L’editore e l’autore che si conoscono, si amano, si odiano, intrecciano quel rapporto di fiducia minata da pretestuosità tanto simile a un matrimonio. Anche se per qualcuno, la specie a rischio estinzione dei piccoli, la faccenda è sempre stata tremendamente personale. È in gioco la sopravvivenza.
Viene da pensare che l’editoria c’entri poco. Sembra che a essere in gioco sia il tempo. Non c’è più tempo, semplice.

– È arrivato qualcosa di buono?

– Be’, c’è un romanzo interessante, bisogna lavorarci però.
– Quanto?
– Non so, dipende dall’autore, per un paio di mesi lui dovrebbe…
– Troppo.

Il tempo te lo devi inventare, grattarlo via dai muri.
WestEgg è nata, quasi cinque anni fa, perché alcuni di noi non volevano consumarsi le unghie. Questo benedetto tempo… Si lavora a qualcosa, quando si lavora a un testo, che del tempo è la voce più meditata. Mentre ci piaceva credere a questa voce, ci stavamo riducendo a un ascolto distratto per poi passare immediatamente ad altro.

Pare che Paul McGuinnes, il primo manager che fece la fortuna degli U2, dopo averli sentiti suonare in un locale abbia ripiegato il suo giornale, attento. Aveva pensato di sfilarsi in fretta con una frase del tipo: «Ragazzi, quella che voi volete percorrere è una strada non facile…», ma disse qualcosa di leggermente diverso: «Ragazzi, quella che noi stiamo per percorrere è una strada non facile…». Però aveva avuto bisogno di tempo. Aveva dovuto costringersi a entrare nel locale, nervoso perché l’ora di cena era passata da un pezzo e lui aveva fame, perché era stata una brutta giornata e non aveva ancora dato nemmeno uno sguardo al suo giornale.
Non è più così. Così come?
Non so, è una cosa tutta nostra, questa idea di tempo. In quasi cinque anni abbiamo fatto centinaia di editing e di valutazioni, abbiamo rappresentato degli autori portandoli alla pubblicazione, altri non sono stati così fortunati. Abbiamo lavorato come volevamo, spinti dalla convinzione che la scrittura, i libri e il modo di farli, dopo essere rimasti uguali a se stessi tanto a lungo, offrano oggi l’occasione di sperimentare una realtà laboratorio, una perfetta sintesi della nostra epoca e delle esigenze che ci troviamo ad affrontare in ogni aspetto e fase della vita, chiamati come siamo a innovare senza perderci, puntare al futuro preservando il senso prezioso del passato.