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Immagina che abbia in mano un oggetto prezioso: tra indice e pollice ti metto sotto il naso una moneta, in metallo prezioso, del medioevo irlandese e ti dico: è di un leprecauno.
Ti mostro la moneta. Ce l'ho tra indice e pollice.
Immaginato?

Bene, ora stessa scena, ma ti mostro subito la moneta coperta dall'altra mano.
Con la destra tengo la moneta, ma la sinistra è davanti e copre l'oggetto.
Ci sei?
Ok, l'altra scena non esiste più.
Ora io ti metto sotto il naso la mia mano e ti dico: dietro sto tenendo una moneta di un vero leprecauno – è d'oro ed è magica...
Bene.

La prima immagine NON È letteratura. La seconda È letteratura.
Chi tiene la moneta è lo scrittore, quello a cui la mostra è il lettore.
La moneta è il cuore della storia, è il simbolo e soprattutto è ciò che allo scrittore piace, ma quello che piace allo scrittore è il suo punto debole, quindi bisogna camuffarlo.
Se ti piace una cosa e ne vuoi scrivere, per esempio ami il jazz, ami un autore e ami una cinematografia, e se me li metti sotto gli occhi senza la mano davanti, non va, non funziona.
Il meccanismo con il lettore non è quello di mostrargli la moneta, ma di dirgli che dietro la mano c'è qualcosa. Poi, a suo tempo, dirgli che c'è la moneta. Che alla fine puoi mostrare oppure no. Può anche non esistere, la moneta.
La mano che nasconde la storia è quella che meglio la mostra.