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In occasione del sessantaquattresimo compleanno di Luis Sepúlveda, pubblichiamo uno scritto rubato dal cassetto dello scrittore Francesco Formaggi: risale a quando ancora scrittore non era, ma aveva già le idee chiare in merito. Un nostro "buon compleanno" con ironia all'autore cileno, dunque, che è anche una strizzata d'occhio al sacro tremore che prende l'aspirante scrittore quando ha a che fare con gli scrittori "veri", al suo corredo di sani feticismi e alle tecniche di guerrilla-strategy pur di entrare in contatto con qualcuno dei propri idoli.

 

Da: Francesco Formaggi [mailto: ************]
Inviato: 18 Settembre 2007
Oggetto: Moleskine e altri feticismi

ciao Fabio...
sono Francesco (quel tipo che scrive).
Ho avuto il tuo indirizzo e-mail da una collega di una tua amica che lavora al ministero, non ricordo dove. Insomma, a un certo punto mi hanno detto che potevano farti avere una mia mail, e io, be', ho fatto un balzo di gioia. Non mi è mai successo prima di parlare così, né di scrivere a uno uno scrittore vero, di cui compro i libri, li leggo, me li porto in vacanza eccetera.
Ho paura che il mio rapporto con gli scrittori veri, quando è diretto, vero, non affidato alla sola lettura dei loro libri (però mi sa che è questo l'unico rapporto vero che si può intrattenere con uno scrittore vero, la lettura dico... Va be', andiamo avanti), ho paura che questo rapporto, dicevo, non possa che essere strano. Almeno per quanto mi riguarda.
Una volta, anni fa, mi è capitato di incontrare Sepulveda a una conferenza che ha tenuto a Bologna. Che dire... è stato imbarazzante. Finita la conferenza stavo andando via quando Lucia, un'amica che mi accompagnava, mi dà un colpo sul braccio e dice: «Ohi, guarda là, c'è Sepulveda che beve una birra».


Io resto zitto, un po' in bambola.
«Va' a dirgli qualcosa», mi fa Lucia.
«E che gli dico?».
«Che ne so. Però vai, fatti fare almeno l'autografo».
Sapevo che Sepulveda era fissato con le Moleskine – all'inizio di un suo libro scrive di tutte queste Moleskine che continuava a riempire di appunti – e lo sapevo perché anch'io ero fissato con le Moleskine; ci scrivevo tutte le mie cose, non riuscivo a farne a meno. Insomma: Sepulveda lì, con una birra in mano, io qua, a cinque metri da lui, con la mia Moleskine nello zaino. Allora penso: vado lì, tiro fuori la mia Moleskine, la apro davanti ai suoi occhi mostrandogli tutti i fogli scritti fitti fitti con la stilografica mentre faccio finta di cercare una pagina bianca; poi gliela porgo, per farmi fare l'autografo, qualcosa dovrà pur succedere, no? Che so, mi dirà: «Oh una Moleskine, scrivi anche tu?, cosa c'è scritto? Fammi vedere». Una cosa così.

Mi avvicino (con irruenza, faccio sentire che sono lì), faccio tutto come previsto, tiro fuori la Moleskine, lui mi guarda, la sfoglia, allora io prendo la penna e gliela porgo con una faccia, mi rendo conto ora, estremamente compassionevole (diciamo pure da sfigato). E lui che fa? Prende in mano la Moleskine, prende la penna. «Como te llami?».
«Francesco».
Scrive: «A Francesco», seguito da uno scarabocchio che doveva essere il suo nome. Chiude la mia Moleskine, me la porge (volevo quasi dirgli: è una Moleskine, cazzo, tu le usi, possibile che non ti fa nessun effetto?), infila la penna nel taschino e si volta contro il bancone dove continua a bere la sua birra. Chiudo lo zaino e me ne vado.
Va be', cosa potevo aspettarmi? Volevo forse diventare il miglior amico di Sepulveda?
Mentre scendo le scale del baraccone delle birre però mi blocco. Ripasso mentalmente l'accaduto.
La penna.

Sepulveda si è fregato la mia stilografica! E adesso? Che faccio? No no no. La mia penna non si tocca.
Torno indietro. Lui è di spalle con i gomiti sul bancone. Che faccio ora? Lo chiamo: «Sepulveda», con una leggerissima inflessione interrogativa. «Sepulveda?».
Non si volta. C'è confusione, forse non mi ha sentito. Allora allungo una mano e con due dita gli tiro il lembo della camicia. Si volta sorpreso, sembra incazzato, e io penso: ho tirato la camicia a Sepulveda!
«Scusami», dico. «La penna». Non capisce. «La penna», ripeto. «Mi penna...», e faccio il gesto di metterla nel taschino. Allora lui realizza, sobbalza, tira fuori la penna dal taschino e me la porge. Tutto qua. Senza una parola. Continua a bere birra.
Va be'. Non so perché ti ho raccontato questa storia. Forse per rompere il ghiaccio o forse solo per farti vedere come scrivo. Che scrivo. Comunque ti ringrazio per la gentilezza e la disponibilità. So che non è da tutti e non è certo una cosa scontata. Ora smetto di rubarti il tempo, anche se è bello sai avere la possibilità di scrivere a uno scrittore vero. Credo tu sappia cosa significa.
Finisco qua.
Un saluto.

Francesco Formaggi

P.S. È inevitabile! Allego alla mail alcune cose che ho scritto. Sono storielle lasciate a metà. Ho il vizio di lasciare le storie che scrivo a metà. Per ora mi consolo magramente pensando che anche Gadda aveva il vizio di lasciare le sue storie a metà. Grazie ancora.

P.P.S. Non sono sicuro che tu sappia della mia esistenza. Spero di sì. La collega della tua amica, che è la cognata della mia fidanzata, mi ha detto che Paola ti ha detto che ti avrei scritto e che per te non c'era problema. Altrimenti sai che figuraccia: scrivere a Fabio Stassi una mail così strampalata senza che lui sappia niente!

 

Fabio Stassi è autore di Fumisteria (2006, GBM; Premio Vittorini per il miglior esordio), È finito il nostro carnevale (2007, Minimum Fax), La rivincita di Capablanca (2008, Minimum Fax; Premio Palmi 2009; Premio Coni 2009). Ha scritto inoltre Holden, Lolita, Zivago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999) (2010, Minimum Fax), e ha partecipato nel 2009 all'antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (Sellerio). Nel 2012 è uscito L'ultimo ballo di Charlot (Sellerio; Premio Cielo d'Alcamo 2012; Premio Caffè Corretto - Città di Cave 2013; Premio Alassio 100 Libri - Un Autore per l'Europa 2013; Premio Sciascia-Racalmare 2013; secondo classificato al Premio Campiello 2013).

Francesco Formaggi con il romanzo Birignao (embrione de Il casale) ha vinto il premio creatività Scuola Holden. Collabora con «Nuovi Argomenti». Il casale (2013, Neri Pozza) è il suo primo romanzo. Di recente ha iniziato a collaborare con l'agenzia editoriale West Egg editing.