• 200 gr di penne rigate
  • 200 gr di pomodori maturi oppure pelati (ecco la prova che stavate cercando: se siete calvi, non vuol dire necessariamente che stiate invecchiando)
  • 50 gr di pecorino romano grattugiato
  • 1 peperoncino intero (o macinato q.b.)
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato

 Lavate i pomodori ed eliminate il picciolo bianco al centro. Sbollentateli, scolateli, spellateli (che crudeltà!) e tagliateli a cubetti eliminando i semi e i lessemi.
Tagliate l'aglio a pezzettini e lasciatelo soffriggere, insieme al peperoncino, in una padella larga. Aggiungete i pomodori tagliati a pezzi e cuocete la salsa per cinque minuti. Aggiustate di sale. Aggiustate l'orologio della cucina che è fermo da due giorni. Aggiustate l'accento quando pronunciate parole come Weltanschauung. Ripetete Weltanschauung tre volte mentre cercate disperatamente la pentola per la pasta. Ma dove diamine è finita?
Mettete la suddetta pentola per la pasta sul fornello più feroce che avete, respirate, sistemate il coperchio e, nell'attesa che l'acqua bolla, voltatevi a contemplare, con grande trasporto, la confezione di penne rigate. Assumete una posizione del corpo amletica con teschio-pacco di pasta in mano, calzamaglia e camicione sblusato con colletto abbondante.
Essere una penna rigata o non essere una penna rigata. Questo è il problema.
Sollevate pure il coperchio e gettatelo in un angolo perché qui la questione si complica.
Aspirate a una vita da penna? Molto bene. Dichiarate dunque, innanzi tutto, di che pasta siete fatti: siete lisci o rigati?
La penna liscia ha una scrittura fluida e sinuosa che si intreccia al sugo della storia e ogni tanto sfugge all'intingolo per volare, colpita dalla forchetta, da una parte all'altra del piatto.
La penna rigata, invece, è salda nella salsa della fabula, ma presenta un ritmo a strisce, cadenzato, stringato con poche subordinate e molte principali. Eppure entrambe, per quanto differenti, rispondono nell'indole al requisito fondamentale delle penne contemporanee: la rapidità. Siate della vostra epoca. Siate veloci. Componete il vostro romanzo come fosse musica, portando il tempo con le dita, muovendo la punta del piede sul pavimento, accennando un lieve movimento con la spalla.
Abbandonate, inoltre, gli stili ampollosi ed enfatici e le storie tortuose, polverose o tremendamente introspettive: la modernità sta nella semplicità. Scrostate, pulite, limate. Tendete a una dimensione zen dell'esistenza. Eliminate tutte le suppellettili dalla vostra narrazione, togliete le bomboniere, i soprammobili, le cornici in ottone e gli ornamenti inutili. Andateci piano con l'uso degli aggettivi. Non abusate, inoltre, dei puntini sospensivi (sempre in numero di tre, vi prego) e dei punti esclamativi. Diffidate senza pietà del punto e virgola. Ricordatevi dell'esistenza del punto e basta. A ogni punto solitario corrisponde un sospiro di sollievo.
Ad ogni modo, non prendetevi troppo sul serio o altrimenti la pagina resterà bianca in eterno e, mi raccomando, alzatevi presto la mattina: l'artista maledetto è fuori catalogo. In alternativa, ricordatevi di puntare una sveglia per destarvi nel pieno della notte con indosso, come per magia, una camicia da notte modello Balzac.
Osate e divertitevi. Giocate con grande libertà e immaginazione. Trastullatevi con la trama e i personaggi come quando, nei pomeriggi senza tempo dell'infanzia, dicevate agli altri bambini: "Facciamo che io sono il capitano della nave e tu Moby Dick". Non ve la prendete se vi fanno fare sempre Moby Dick. Ricordate, invece, la precisione e la serietà dei giochi dei bambini.

Scrivete per un lettore immaginario che vi assomigli, ma uno che vi assomigli così tanto da giurare, se per caso doveste incontrarlo per strada, che siete voi in persona. Caspita! Scrivete dunque per voi stessi e per nessun altro, scrivete qualcosa che vi piaccia e vi appassioni, vi faccia battere il cuore e vi tormenti. Siate tremendamente chiari nella scrittura poiché il significato di certe frasi potrebbe sfuggire anche ad alcune parti della vostra affollata personalità.
Fallite, sbagliate, cancellate tutto e ricominciate daccapo. Piangete, disperatevi, imprecate. Arrabbiatevi, penne!
Non vi arrendete al passato, non vi rassegnate al presente, non vi demoralizzate davanti al futuro, ma fatevi guidare da un sentimento di rabbia per il vostro tempo. E che sia quella rabbia a muovere la vostra penna. Che la scrittura diventi una necessità senza romanticismi e frasi zuccherose sulla vita. Che sia una dimensione dell'esistenza, unicamente vostra, ariosa e leggera. Poi si vedrà.
Infine, non cercate manuali di scrittura o pozioni magiche, ma leggete ardentemente i grandi classici della letteratura e i libri inutili, gli articoli di giornali e le istruzioni sulle confezioni dei detersivi. Nutritevi in maniera bulimica di libri, riviste, fumetti, volantini e scontrini. Trovate tra gli scaffali i vostri maestri. Ascoltate la radio e le storie della gente. Osservate la vita, l'unica opera che per trama può competere con Dostoevskij. Scrivete a mano lettere d'amore, liste della spesa, buoni propositi e biglietti d'auguri. Ma, soprattutto, non credete ai prontuari e ai vademecum per diventare scrittori. Non esistono ricette che valgono per tutti.
Non esistono ricette e basta. Figuriamoci questa. E poi si sa: tutti i bugiardini mentono.
Bevanda consigliata: caffè nero bollente